Congresso Società Italiana Medicina Psicosomatica 2015

39 schermata 2015 09 30 alle 193825Il XXV Congresso Nazionale della SIMP si focalizza su alcuni elementi chiave del pensiero psicosomatico: il corpo, il sogno, la parola. Se oggi la scienza sembra offrire ai curanti (medici e psicologi) tecniche e strumenti sempre più specifici e puntuali, la “relazione terapeutica”, per funzionare, necessita ancora di illuminare proprio le connessioni tra la fisicità, la sfera onirica e il linguaggio. Non a caso la psicosomatica afferma che il solo modo di costruire una proficua relazione terapeutica stia nella consapevolezza della centralità di queste connessioni, non solo nella mente del paziente, ma anche in quella del terapeuta. Anzi, è proprio il terapeuta (con il suo corpo, i suoi sogni e le sue parole) a “essere lo strumento” che connette questi tre fenomeni.
In un’epoca di ricerche sempre più specialistiche e “parcellizzate”, la pratica clinica riafferma ogni giorno la necessità di un approccio psicosomatico “integrato”, poiché ogni persona sofferente vive relazioni ed esperienze con il corpo, le rielabora tramite i sogni, le narra per mezzo della parola. Pensare psicosomatico è quindi un tentativo di umanizzazione della clinica, una sfida culturale che intende contribuire al miglioramento “globale” delle tecniche terapeutiche, sia in ambito medico che psicologico.

Ma se il corpo, il sogno e la parola sono il linguaggio con cui si esprime la malattia, l’aiuto richiesto resta comunque “tecnico scientifico”, pur in un ambito carico di emotività qual è quello della relazione terapeuta/paziente.

Il Congresso della SIMP non si discosta da questa prospettiva: nelle conferenze, nelle tavole rotonde, nei workshop e nelle comunicazioni scientifiche troveranno ampio spazio le più recenti e avanzate osservazioni e ricerche nel campo psicosomatico. Specificità di questo XXV Congresso Nazionale della SIMP saranno infine i Laboratori, esperienze pratiche guidate attraverso tecniche consolidate, che consentiranno ai partecipanti di entrare pienamente nel territorio della malattia e del suo senso, un “luogo” spesso ambivalente, ma che non smette di affascinare e stupire.

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